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mercoledì 27 gennaio 2010

le correnti del cuore

Du Welz e l'oscuro
Parte seconda

Altro lavoro, ancora inedito in Italia.


Vinyan

2008
Francia, Belgio, Regno Unito, Australia
Regia: Fabrice Du Welz
Scritto: Fabrice Du Welz, David Greig, Oliver Blackburn

Dramma di una coppia occidentale che perde il figlio durante lo tsunami asiatico del 2004. Durante la visione di un DVD atto a mostrare i luoghi beneficiari di aiuti umanitari, la madre pare scorgere la sagoma del bambino, ciò sarà la causa dell'inizio di un viaggio allucinante fra misteriose zone di Thailandia e Birmania.
Film quasi interamente sussurrato, la disperazione che pervade l'intera pellicola è mostrata principalmente da flebili espressioni dei protagonisti, acqua scrosciante post disastro e verde incontrastato, quello della scintilla di speranza insita nei loro animi.
Il viaggio, oltre ad essere quello sempre più profondo in senso territoriale, indirizzato in posti inesplorati e selvaggi, è anche quello verso il degenero delle loro menti, pronte a qualsiasi sacrificio, come a rivedere la realtà stessa.
A spezzare il clima spirituale ed intimista ci saranno le marce presenze del luogo, delinquentelli che approfitteranno della loro situazione, con scagnozzi al seguito e favoriti dal clima di corruzione generale.
Ambigua invece la figura di Thaksin Gao, importante personaggio del luogo che verrà ingaggiato dai due, attorniato da un'aura di difficile interpretazione; pare infatti profondo e realmente sincero nel capire la situazione, nonostante la richiesta economica, ma nello stesso tempo sembra anch'egli senza scrupoli, accecato dalla bramosia di denaro. Sarà forse la natura territoriale a darci la risposta...
Durante la visione c'è un sentore di presenza sovrannaturale non svelata, amplificata da sogni visionari accompagnati dalle poche parole proferite in essi, destinate a rimanere senza palese risposta e quindi soltanto interpretate dallo spettatore.
Sul piano tecnico, che siano riprese oniriche o quadri quotidiani siamo a livelli d'eccezione; un uso magistrale della fotografia, ad opera di Benoît Debie, che ammalia e strega, dà disagio, soprattutto in singoli fotogrammi. Probabilmente il pregio più rilevante dell'opera.
Si eleva l'interpretazione di Emmanuelle Béart (la mamma), che rende l'idea del maggiore addentro al dramma rispetto al padre, impersonato da Rufus Sewell.

2 commenti:

  1. Assolutamente d'accordo. Sono contento che tu abbia segnalato questo Autore e ancor di più Vinyan, complimenti!

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  2. @Elvezio: merita sicuramente, speriamo continui la sua carriera con altre perle di genere.

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