OCCHIO: degustazione, esegesi...   ESPRESSIONI: visioni, letture, arte...

domenica 24 febbraio 2013

некрореализм

Санитары-оборотни (Sanitary-Oborotni)
1984
Unione Sovietica
Regia: Yevgeny Yufit


Uno scampolo della corrente artistica, di finale era sovietica, del necrorealismo, con un lavoro di Yufit, anomalo autore avvezzo ad un cinema demolitore di convenzioni, con opere quali cortometraggi dall'apparenza antica o improvvisati, o lo splendido Papa, umer ded moroz, del 1992, pellicola con richiami a Sem'ja vurdalaka di Aleksej Konstantinovič Tolstoj, ma infinitamente più "larga".
C'è un marinaio viaggiante, che, in due passi, entra in un contesto tanto reale quanto assurdo, in cui i ruoli sociali sono definiti ma deviati, una realtà speciale. Gli infermieri lupi mannari, anche loro in e fuori schema, ne provocano la morte violenta; un modo per sognare gioiosamente, forse una prassi.

domenica 17 febbraio 2013

riflessi di mani e visi

El espejo de la bruja
1962
Messico
Regia: Chano Urueta
Soggetto: Alfredo Ruanova, Carlos Enrique Taboada
Sceneggiatura: Alfredo Ruanova

Pregevolissimo horror messicano, uno dei migliori provenienti dal Paese nordamericano.
Facendo leva sul periodo di produzione favorevole, essenzialmente il decennio Sessanta, è venuto fuori un gotico classico, di chiaroscuri e rituale bianco e nero, che pesca in due filoni notissimi agli appassionati di genere: quello del "mad doctor", con tanto di assistente, che uccide per ridare vita, funzionalità o bellezza ad un paziente e la stregoneria, con presenze dall'aldilà, a scopo vendicativo.
La prima cosa che balza all'occhio dello spettatore attento è l'amalgama di attori con tratti somatici ispanici in contesti dove invece si era abituati a vedere gli anglosassoni far da padrone. Seppur evidente la volontà di emulazione, è forte la caratterizzazione, le bellezze con efelidi dei classici inglesi sono sostituite da altrettanto affascinanti presenze, neanche stereotipate. Non siamo, però, nei voluttuosi estremi di un Jess Franco, ma più dalle parti di un Riccardo Freda o un Mario Bava. Ispiratori sono i seminali Orlacs Hände, di Robert Wiene, tratto dal romanzo di Maurice Renard Les Mains d'Orlac e Les yeux sans visage di Fraju, opera franco-italica già analizzata. Oppure, a proposito del già citato Franco, c'è uno dei suoi lavori più pregevoli, Gritos en la noche, del 1961, anch'esso simile. Poi è stato un ripetersi del tema, in tempi recenti e in tante nazioni, persino di nuovo in Messico con La horripilante bestia humana, del mostro sacro René Cardona, padre.
Candelabri, fumo, corridoi e pianoforti ed ovviamente specchi non stancano se accompagnati da scelte di movimento di camera così intense e una fotografia di tale fattura, curatissima dal punto di vista della composizione e della profondità, nonché sui generis; qualità anche per suoni e musiche, non innovativi ma buoni. Inizio prelibatissimo, compresi i titoli.
Chano Urueta ha avuto una carriera grandemente prolifica: oltre al "battesimo" per molti cineasti messicani, cioè i film con i personaggi della "lucha libre", è stato rapito altre volte dai tentacoli del genere orrore, purtroppo con risultati inferiori a El espejo de la bruja.

domenica 10 febbraio 2013

The Masque of the Red Death

Masca crvene smrti
1969
Jugoslavia
Regia: Branko Ranitovic, Pavao Stalter
Soggetto: Edgar Allan Poe
Sceneggiatura: Zdenko Gasparivic (Zdenko Gasparovic), Branko Ranitovic


Le stanze della vita potranno anche variare di colore, con fine di distrazione, ma l'orologio dell'ultima sala sarà sempre presente a scandire il tempo e far memoria con il battere del suo pendolo, e in quei momenti sarà gelo.
Nell'arco vitale ci saranno scudi levati, sotto forma di frivolezza, sotto forma di altro, mentre nei dintorni calerà il buio e sarà un gracchiare di corvi.
L'illusione, però, non durerà per molto, non ci sarà sfarzo d'esistenza che potrà fermare l'audace cammino della Maschera.

sabato 2 febbraio 2013

un jeune homme très séduisant

Arsène Guillot
(Arsenia Guillot)
(Tratto da Racconti e novelle)
Prosper Mérimée
Sansoni Editore

La signora di Pinnes, inizialmente e nel mezzo della vicenda, non può che attrarre l'antipatia del lettore. Fervente da irritare — o forse da stimare infinitamente? — convinta oltremisura, con'idea monastica del peccato e della redenzione, un pulpito in carne ed ossa. Ma l'avventore verrà poi sicuramente rapito dal taciutissimo sentimento ricambiato per l'ex scapestrato Max di Salligny: prima sospettato, evidenziato solo nella conclusione, che farà perdonare e darà un senso, magari annullando ciò che sembrava fede e invece, chissà, era un muoversi interessato, a diverse azioni della signora.
Arsenia Guillot produrrà compassione, si mostrerà addirittura ridicola nella sua cieca esagerazione, anche se la sua ostinata semplicità di direzione non mancherà di toccar corde. Quando l'amore può non produrre stima in chi osserva, ma tanta pena.